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canto undecimo 251

15
     Sonvi alcune ragion chiare e precise,
d’una tal veritá, d’un ’evidenza,
che sono intese insin dalle Marfise
e le disarma della prepotenza.
La dama col dottore alquanto rise,
e le fu liberale in diligenza,
dicendo sempre: — È ver ciò che diceste;
potevate ammazzarmi e noi faceste.
16
     La vostra umanitá, la virtú vostra
è rara molta nella medie ’arte. —
Grato a Marfisa il medico si mostra,
e sonnolento la ringrazia e parte.
Esce dal letto la bizzarra nostra,
chiede i vestiti, e le par d’esser Marte.
Ma nel rizzarsi in pie non si può dire
quanto inabil trovossi al dipartire.
17
     Le trieman le ginocchia, il capo gira:
convien fermarsi nel villaggio alquanto,
sin che la dama un pocolin respira
e riacquista del vigore infranto.
Or qui veggo il lettor meco s’adira
per queste fievolezze ch’io gli canto;
doglie di capo, effimere, tremori,
cosi non s’intrattengono i lettori.
18
     Cari lettori, abbiate pazienza:
io deggio esser fedele al mio Turpino.
Cotesta poca vostra sofiFerenza,
questo vostro decider repentino,
vi fa molto simili in coscienza
a’ sudditi del figlio di Pipino,
ch’eran dottori senza intender nulla,
col capo al gioco, al sarto, a una fanciulla.