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244 la marfisa bizzarra

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     Non può Dodon piú rattener le risa,
e disse: — Posa, posa, Malagigi:
risparmia un’impostura di tal guisa.
Che fai de’ tuoi tesori e de’ luigi?
Cambia quella camicia lorda, intrisa,
se puoi col lotto guadagnar Parigi.
Che fai di quelle calze e quelle brache,
che par ch’abbian su avute le lumache? —_
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     Rispose Malagigi: — Che stupori
per queste brache e la camicia mia!
Io non bado a coltura né a tesori,
che m’innamora sol filosofia.
Tristo a me se badassi a frange, ad ori
ed all’attillatura e leggiadria:
questo sarebbe in me tristo preludio;
addio filosofia, scienza e studio! —
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     Ruggero, Orlando, il danese e Dodone,
quantunque non avesser molta voglia,
risero tutti all’ultima espressione.
Malgigi anch’esso del serio si spoglia,
e ride per far lop conversazione;
poi disse: — Voi scorgete ciò ch’io voglia;
se non credete a cabale, mi date
un ducato in prestanza e ve n’andate.
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     Ognun de’ cavalier mezzo ducato
gettò del mago sopra al tavolino;
poi lo lasciáro, e Orlando smemorato
giva dicendo: — Oh secolo meschino!
Quest’uomo a’ nostri di si riputato,
che sbigottiva il popol Saracino,
pe* nuovi libriccini s* è ridotto
a viver con la cabala del lotto! —