Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/247


canto decimo 237

47
     Marfisa si vesti da cavaliere,
come nelle commedie fa Clarice.
Ipalca non lasciava di temere;
ma fa la parte, e il cielo benedice.
Un calesse era pronto a lor mestiere.
Apparve di Titon la meretrice:
s’apron le porte; e Marfisa ed Ipalca
son nel calesso, e il postiglion cavalca.
48
     La dama era un bel giovine a vedello.
Ipalca certo è differente assai,
quantunque avesse un leggiadro cappello
col pennacchino e abbigliamenti gai.
Un membro non avea che fosse bello.
Usava del belletto sempremai,
ma caricato e senza alcun ingegno,
donde movea, piú che lussuria, sdegno.
49
     Verso la Spagna presero il cammino
queste due, finta sposa e finto sposo.
Lasciamle andar; diremo il lor destino.
A Parigi fu il caso strepitoso.
Le monache, suonato il mattutino,
levato il sol, lasciarono il riposo,
e sospettaron di Marfisa ingrata,
vagendo la sua cella spalancata.
50
     Cominciano a cercarla in ogni loco
ed a chiamar con religiosa voce.
Una dicea: — Sant’Agostino invoco; —
l’altra un Si quaeris dice, e fa la croce.
Il cicaleccio cresce poco a poco,
ognuna per accrescerlo si cuoce,
e finalmente tutte difilate
le nuove alla badessa hanno recate.