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228 la marfisa bizzarra

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     Son di Parigi, e quattr’anni saranno
che m’ha assalito una febbretta lenta.
I medici hanno fatto ciò che sanno;
a questa malattia n’ebbi ben trenta.
Emetici e purganti provati hanno:
parca talor la febbre fosse spenta;
ma in capo un mese l’ugna pavonazza,
ecco il ribrezzo e la febbretta in piazza.
12
     Chi dicea mesenterica ella sia,
chi del fegato figlia o tabe interna.
II mio ventre era fatto spezieria
e d’acque amare e dolci una cisterna.
Si dice che la febbre è andata via,
ma m’è rimasta inappetenza eterna;
io sudo, io tremo, io svengo, intirizzisco
del cibo all’apparir, si l’abborrisco.
13
     Con sforzi e nausea ed avversione orrenda,
qualche brodo succiai con tuorli d’uova.
Lo stomaco non vuol pranzo o merenda
brodi o panatelle: nulla giova.
Tosto una convulsion par che mi prenda;
ristoro nello stomaco non cova;
vomito tutto, insino a sangue vivo,
pe’ crudi sforzi, e resto semivivo.
14
     Sei mesi son che portentosamente
per qualche stilla d’acqua sono in vita.
1 dottor non mi fanno piú niente,
e dicon sol, per me ch’ella è fornita.
Sentendo a dir per fama dalla gente,
la vostra santitá, padre, infinita,
a piedi e senza servi, in divozione,
ricorsi a voi per la benedizione.