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canto nono 223

71
     Perocché riscaldato e in gran puntíglio,
chi Marco e chi Matteo per sostenere,
vivo tenea il discorso e lo scompiglio,
ed aperto il borsello per vedere
e per poter gridar: — Mi maraviglio. —
Marco a Matteo può baciare il brachiere,
o ver Matteo lo può baciare a Marco,
facendo chi il Caton, chi l’Aristarco.
72
     Or che tra loro è fatta convenzione,
e di vivere amici han stabilito,
il pofKsl non fará piú contenzione,
e sará a poco a poco intiepidito;
poi ridurrassi a dugento persone,
a cento, indi a cinquanta il lor partito.
Lasciamo che s’adoperi natura,
che finalmente il ver non ha paura.
73
     Dodone incominciava a lusingarsi
che i scritto racci avesser decadenza;
ma il mal, che aveano fatto, a ripurgarsi
non bastava una quarta discendenza.
Or del guascon bisogna ricordarsi,
ch’era fuggito e in bando per sentenza,
e va maledicendo il suo duello;
end ’io ripiglio traccia dietro a quello.
74
     Quel di che fu ordinata la cattura
e ch’ei la seppe (e n’andava la testa),
tanta fretta gli mise la paura,
che smemorato in man prese una cesta,
come colui che non ha piú misura,
e fuggi di Parigi in man con questa.
Fece due leghe di cammino a piede,
e ancora della cesta non s’avvede.