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208 la marfisa bizzarra

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     Don Guottibuossi avea pensato molto,
e disse alfin: — Fiordiligi abadessa
potrebbe il tordo aver nel laccio còlto
senza tanti romori e tanta pressa,
se a scrivere un viglietto avesse tolto,
con certa menzognetta dentro messa;
cioè ch’eli’ ha novelle del guascone
da darle occulte ed in confessione,
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     e che Marfisa nel convento aspetta
secretamente e in somma gelosia.
Data in nascosto questa polizzetta
a Marfisa, son certo, ella va via;
quand’ella è dentro poi, si chiude in fretta
l’uscio del chiostro con gran leggiadria.
Cosi, senza romori e forza al caso,
il topo è nella trappola rimaso.
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     Difficile è il ridur, come vedete,
Fiordiligi alle cose che ho pensate;
ma sono amico assai d’un certo prete,
il quale è confidente d’un abate;
questo comanda a un venditor di sete,
e questo a una puttana, e questa a un frate;
il frate poi della badessa è tutto:
donde farem maturo questo frutto. —
14
     Difatto il cappellan dal prete è gito;
il prete coli ’abate fece motto;
l’abate col mercante ha stabilito
che si mettesse la puttana sotto;
e quella indusse il frate al suo partito.
È ver che ci fu in mezzo anche un borsotto;
ma non si sa se questo andasse in mano
alla puttana, al frate o al cappellano.