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canto ottavo 199

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     Infin che in fresca etá ne’ monasteri
si mettan le figliuole o le sorelle,
a questo condiscendo volentieri,
so che l’han care anche le monacelle.
Ma che voi, conti, duchi e cavalieri,
disperati per mille taccherelle,
vogliate ch’io le chiuda di trent’anni,
perdio! convien per forza ch’io m’affanni.
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     tristo esempio certo o poca testa
inauditi disordini cagiona.
Un figUuol giuoca, quell’altro s’impesta,
l’altro prostituisce sua persona:
de’ padri un si percuote, un si tempesta,
né in casa posson far correzion buona;
ma sturban contro a’ figli dissoluti
la maestá del re, perché gli aiuti.
65
     Per le fanciulle matte ogni momento
si chiede asilo a’ vescovi nel chiostro.
Dove avete il cervello e il pensamento,
che non possiate comandar sul vostro?
Ma la vera ragion, per quel ch’io sento,
della rivoluzion del secol nostro,
è il costume novel, l’ozio, gli amori,
e la vita epicuria e gli scrittori.
66
     1 capi di famiglia e i padri omai
non possono por freno a* figli loro,
perché difetti han sulle chiappe assai,
e divenuto è vii castrone il toro.
Chi ha la coscienza lorda, guai!
poco poi vale a fare il Boccadoro
sopra le mogli e sopra le figliuole.
Ognun si ride, e poi fa ciò che vuole.