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176 la marfisa bizzarra

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     Liberamente lo voleva in casa
Marfisa, e non voleva opposizioni;
ma Filinor l’aveva persuasa
che, rubati, miglior sono i bocconi.
Ed ella per amor cheta è rimasa,
cercando or buche, or tane ed or cantoni.
Se n’andava l’onor di male in peggio
per le altrui vigilanze ed il motteggio.
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     La mascheretta a’ furtivi sospiri
era alla dama opportuna sovente.
Finito il carnoval, per i raggiri
veniva la quaresima assistente,
i sermon sacri ed i santi ritiri,
e il zendal era un mezzo onnipossente:
ch ’è la finezza dell’usanza nuova
far quel che alletta, e quel che alletta giova.
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     Nuovamente a Rugger Terigi accocca
il cappellan Gualtieri, a dirgli aperto
che troppo l’onor suo Marfisa tocca
e che il nuzial rimanderá per certo.
Rugger afflitto non apriva bocca;
e poich’agli ebbe sofferto e sofferto,
a Carlo Magno un giorno fece istanza
che a Filinoro facesse aver creanza.
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     Non s’usavan duelli, e le vendette
s’erano riformate dall’antico:
per vie nascoste dirette e indirette,
chi mente avea domava l’inimico.
Narrò Rugger a Carlo e cinque e sette
bricconerie del guascon ch’io non dico,
le corna di Terigi e di Marfisa
e il disonor della magion di Risa.