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Dodone. udendo, disse ad Angelino:
— Perdio! meglio a’ tuoi giorni non dicesti;
menale in casa e chiudi l’usciolino;
ogni buon core in ciarle di fuor resti.
Costoro attaccherebbono l’uncino
con mille falsitá, mille pretesti,
e l’ospitalitá saria tradita
con l’amicizia in bocca piú forbita. — 13
S’accrebbero le risa, e i spiritosi
piantaron prestamente la questione
con testi e passi di scrittor viziosi,
che avean spregiudicate le persone;
e provar s’ingegnavano furiosi
che parlava da stolido Dodone,
che l’ospitalitá non s’offendea
con qtielle cose ch’egli s’intendea. 13
— Andate a disputar queste dottrine
— dicea Dodon — con le vostre sorelle.
Conduci via, Angelin, queste meschine,
che le question divengon troppo belle. —
Rinaldo a que’ discorsi pose fine;
e accompagnate a casa le donzelle,
in una malvagia, per la salute
d* Angelin, sei guastade ha poi compiute. 14
Fu bella cosa il vedere i votanti,
ch’eran dugento al parlamento stati:
novantanove certo poco avanti
contrari ad Angelino erano andati;
pur van tutti dugento allegri, ansanti,
a casa del meschin che gli ha accettati;
e ognuno si rallegra e ride e balla
e giura: — Io t’ho voluto con la palla. —