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canto sesto 153

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     Abbonderan le cere, e mie saranno:
finita la fonzion, vostre poi sono.
E piú: mille ducati pronti stanno:
questi alla vostra povertá li dono.
Pregate tutti Dio, dal qua! pur s’hanno
ad aspettar le grazie; ed il perdono
— dicea Gan — chiedo prima de’ peccati; —
e va baciando i scapolar de’ frati.
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     Que’ padri, dopo una lode sincera
alla pietá di Gano, pe’ contanti
e per la sacra oblazion della cera.
lo van benedicendo tutti quanti.
E dicon: — Tutto farem volentiera:
Dio ci esaudisca, Dio ci faccia santi. —
Poi chianian paratori e fornitori,
perché il di susseguente Iddio s’onori.
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     Duemila cento e sessantotto lumi
per quella esposizion furon disposti,
e velluti e dammaschi e tele a fiumi,
ed angeli dorati furon posti.
Vasi e bacini fuori de’ costumi,
d’argento e d’or ci sono, di gran costi.
Gridano le campane ogni momento:
— O turbe, o turi)e, al tempio, drente, drento. —
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     Ma sopra tutto cura ed attenzione
mettono i frati a far che per la chiesa
sien pronte sempre a quella divozione
borse a stan:4on, crollate alla distesa,
perché possa sfogar la pia intenzione
ogni buon’alma nel ben fare accesa,
e possa ognuno aver dinanzi un fondo
da seppellir le vanitá del mondo.