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canto sesto 147

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     Quella bizzarra intorno a Dodon ciancia,
dicendo: — So che il piacer mi farai. —
Dandogli pizzicotti sulla guancia:
— Con te — dicea — stanotte mi sognai.
Tu sei cortese e paladin di Francia:
io so che il voto certo mi darai. —
Dodon ridendo disse a lei voltato:
— V’accorgerete s’io ve l’avrò dato.
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     — Basta cosí — rispondeva Marfisa, —
giá c’intendiamo, — e facea l’occhiolino;
e va a tentare un altro in nuova guisa,
ché certo ell’era il diavol tentennino.
Dodon sarebbe morto dalle risa;
ma gran compassione ha d’Angelino,
ed avea detto a quel: — Non piú mestizia,
che non è spenta affatto la giustizia. —
57
     Giá la ricreazion giva languendo:
la goffa serenata era finita,
Terigi è ottuso e par che stia dormendo,
Bradamante a nascondersi era gita,
Rugger le labbra si stava mordendo,
mezza la gente del palagio è uscita,
e la moderna guerra con le carte
gran danno aveva fatto in ogni parte.
58
     Un certo maganzese, Smeriglione,
piú d’ogni altro guerrier si fece onore.
Tagliando ad un gran desco al «faraone»,
disarmato ha ciascun col suo furore.
Sino a Marfisa, andata al paragone,
die’ colpi orrendi il crudo feritore;
in due minuti quella disperata
ha Smeriglion svenata e disertata.