Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/145


canto sesto 135

7
     che non partia per la conversazione,
se non venia, che molto ad esso inclina.
Ipalca in testa a rovescio si pone
una sua cottardita, e via cammina.
Giunse assai tardi a casa Ganellone,
che va dicendo la Salve Regina,
e a tutti gli altarini che ha trovati,
due Credi ginocchioni ha recitati.
8
     Giunta a Gano, dimanda il forestiere,
e il vigliettino gli metteva in mano.
— Per l’amor di Maria — dicea, — messere,
venite via, se siete buon cristiano. —
Filinor lesse ed ebbe un gran piacere,
e disse: — Io vengo; — e prima volle a Gano
la carta e l’avventura far palese,
per non disalvear dal Maganzese.
9
     Ganellon traditor (che in suo segreto
era peggior del vaso di Pandora,
ed a’ scandali sempre andava dreto,
come la gatta al lardo ch’assapora)
Ruggero odiava, e avea posto divieto
a matrimoni di Mar fisa ancora.
Vide che in Filinoro gli ritorna
occasion da tirar fuor le corna.
10
     E disse: — Figlio, questa illustre dama
sorella di Rugger, detta Marfisa,
vien maritata a un uom di poca fama,
a un gabelliere, a un marchese da risa.
L’avarizia «prudenza» oggi si chiama,
e maritaggi forma di tal guisa;
però se tu potessi farla tua,
opreresti de’ beni a un tratto dua.