Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/131


canto quinto 121

87
     V’erano viaggiatori italiani,
illustri cavalier ne’ lor paesi,
con ricche vesti e anella sulle mani,
derisi assai da’ paladin francesi,
perch’erano, diceano, grossolani,
superstiziosi e non ben atei resi,
che le chiese ed i riti rispettavano
e il venerdí capponi non mangiavano.
88
     Erano giovinastri appena usciti
dalle riforme e da’ licei novelli,
che a’ sensati sembravano storditi
nelle lor controversie e parallelli.
Strillavano argomenti non piú uditi,
con un vero martirio a’ lor cervelli,
impuntigliati a riedificare
il modo di pensare e giudicare.
89
     Perché erano stati stimolati
da’ precettor del novello oriente
a dare un calcio agli scrittori andati,
a scrivere e pensar diversamente,
a scagliarsi nell’aria spiritati,
nuove idee divorando nella mente,
che ingoiando di quelle, ognor sull’ali,
divenian dotti e stelle originali.
90
     Donde quegl’invasati, andando in traccia
d’idee per l’aria e immagini novelle,
sperando nuove idee pigliare a caccia,
prendean farfalle in iscambio di quelle;
e poscia, disputando rossi in faccia
per comparire originali stelle,
credendo argomentare e dir ragioni,
sputavan farfallette e farfalloni.