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120 la marfisa bizzarra

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     Furon alfin le furie racchetate.
Turpino questo per miracol nota.
Segiion frattanto a gfiugner le brigate,
come lamprede ch’escon dalla mota.
Terigi ha l’anche e le tempie sudate.
A me g^ra il cervel come una ruota,
che la rassegna è a torme ed a torrenti
di dame, cavalieri e di serventi.
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     Molte vecchie decrepite lisciate,
che aveano un arzanal di gale e fiori,
le sale di Terigi han profumate
d’un misto di cattivi e buoni odori;
e perché son ricchissime d’entrate,
han per serventi ragazzi signori,
che avean scarse mesate da’ lor padri,
pur hanno gemme ed abiti leggiadri.
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     La maldicenza sopra a quelle vecchie
e sopra que’ ragazzi corredati
faceva un mormorio come di pecchie,
infamando que’ finti spasimati;
ma la satira giusta nelle orecchie,
in quel secol di franchi illuminati,
faceva quell’eff^etto che farla
lo sputar passeggiando per la via.
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     V’eran uomini seri alla sembianza,
degl’inglesi affettati imitatori,
che passeggiando duri in ogni stanza,
da filosofi muti osservatori,
studian dir pochi motti e di sostanza,
per comparir profondi pensatori;
ma il miglior de’ lor detti dir potevi
che consista nell’esser pochi e brevi.