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canto quinto 117

71
     La buona rispondea: — Concluderemo;
io vi ringrazio dell’amor cordiale;
come e dove a voi piace, andar potremo. —
Dicendo questo, avean fatte le scale.
Terigi va inarcandosi all’estremo.
Un de’ serventi, altero e liberale,
si gli strinse una guancia con due dita,
che fu il marchese per gridare: — Aita! —
72
     Venne Giulia di Scozia, poetessa,
incolta con un po’ d’affettazione.
Un codazzo di abati avea con essa,
pieni di adulazione e soggezione.
Portava una sua cuffia da dimessa,
guardava ognuno come in astrazione;
ma spicca al march esino un complimento,
che lo fa ammutolir di stordimento.
73
     Claudia, filosofessa di Bretagna,
scrig^uta, nera e magherá venia,
che della moltitudine si lagna
e quel concorso intitola «follia».
— Beata — vien dicendo — la campagna! —
con un gobbo signor che la servia.
Loda la solitudine, arrabbiata,
perché la moltitudin non la guata.
74
     Ermenegilda Galega è venuta,
orrida, nera, sperticata e lunga,
zoppa dal manco pie, sicché saluta
tutti alla parte manca, ov’ella giunga.
Né si de’ creder ch’ella venga muta,
per storpio od orridezza che la punga,
perch’è un’indiavolata di Galizia,
piena di foco, d’arte e di malizia.