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canto quarto 95

71
     Nota, lettor, se Dio ti faccia sano,
come le usanze fanno i cambiamenti.
Ogg^ a Parigi terrien mal cristiano,
uno che andasse in maschera, le genti:
eppure al tempo del re Carlo Mano
per irvi eran rabbiosi, impazienti
tutti, e talvolta fino in qualche chiesa
maschere si vedien senza contesa.
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     Un di di carnoval era, e la pressa
de’ cavalieri e paladini è grande,
per gir nella Ruet dopo la messa,
ch ’è una via in piazza, chiusa dalle bande
da’ sedili di paglia, ov’è il sol messa.
Qui facean le sentenze memorande,
al passar delle spose, dell’imbusto;
de’ drappi, delle anella e del buon gusto.
73
     Non si può dir quanta fosse la cura
nella Ruette a veder le comparse.
La piazza è spaziosa oltremisura,
ma ognun fra que’ sedili vuol ficcarse.
S’uno era spinto fuor della fissura,
sforza la calca, perch’ivi vuol starse.
Se inavvedutamente uno uscia fuore,
gridava: — Oh ve’, son fuor? — con gran stupore.
74
     Spesso s’udia gridare: — Omè, il mio callo
un m’ha piggiato, o Dio, veggo le stelle. —
Un altro dire: — Olá, sei tu un cavallo?
M’hai dato d’urto e rotte le mascelle. —
Un altro: — E’ mi fu tolto senza fallo;
non ho piú l’ori vuol nelle scarselle. —
E min ’altre sventure e casi avversi,
ma tutti alla Ruet dovean tenersi.