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canto quarto 91

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     Né stien dicendo che l’invidia è quella
che m’arde contro la lor preminenza.
Io non so d’invidiar Pulicinella,
perch’oggi giorno ha si magna udienza. —
Cosi Dodon per ischerzi favella,
e finalmente ha data la sentenza
di voler far il libretto a sue spese.
Rugger lo ringraziò, ch’era cortese.
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     Terigi intanto s’era apparecchiato
a fare una sua visita alla sposa,
e un vestito s’è messo ricamato
d’oro, che mai si die’ piú bella cosa.
Avea le fibbie che valeano un Stato,
e manichin d’un’opera famosa,
un cappel fine col pennacchio bianco,
ed una spada gioiellata al fianco.
57
     Ma potea ben studiar l’attillatura
e porsi indosso ogni cosa pulita:
egli era un uomo gprosso oltre misura,
ed alto sette palmi piú due dita;
sicch’era sempre una caricatura.
La faccia aveva larga e sbalordita,
gli occhi incantati e tondi, e un riso in bocca
continuato ad ogni cosa sciocca.
58
     Goffo al pensare e al ragionare, e spesso
non intendeva ciò che gli era detto,
e richiedeva quel che aveva appresso,
dicendo: — Avete inteso voi quel detto? —
Quell’altro si togliea spasso con esso,
e gli diceva all’opposto in effetto,
donde Terigi dava una risposta
da far scoppiar dalle risa ogni costa.