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Dicea Ruggero a Dodon: — Tu di’ bene,
ma pochi la ragione ti daranno.
Al popol piacion lor romanzi e scene;
se fossi in te, non vorrei quest’affanno,
perché t’acquisti un odio sulle schiene,
e un giorno o l’altro ti lapideranno.
Non si vuol sempre la ragion difendere:
oh, gli è la bella cosa il mondo intendere! 52
— È bella cosa, è ver — dicea Dodone, —
ma quando intendi il mondo vada male,
so che il tacere è cosa da poltrone,
e de’ corregger l’uom per quanto vale.
So ch’oggi una bagascia è la ragione,
che l’avete mandata all’ospedale
per soggezione, e con rispetti umani
e finte indifferenze e baciamani. 53
Ma piú di tutti dá cattivo esempio,
a lasciar correr certe commedie
e certi romanzacci e il compor empio,
Carloman, presso al novissimo die,
che con la bocca aperta, vecchio e scempio,
ascolta, come fosser litanie;
anzi le cose piú nefande apprezza,
e poi travolge gli occhi di dolcezza. 54
In quanto a me, qual mansueto agnello,
me ne vo come Isacche al sacrifizio,
ed all’aperta predico e favello
contro gli scritti, il mal costume e il vizio;
e dove prende granchi il mio cervello,
usin di correttor gli altri l’uffízio.
Con prove sane facciano schiamazzo,
non giá con la ragion del popolazzo.