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goa: “la dourada„ | 45 |
15 dicembre.
Oggi sono sceso nella stiva. Quanta merce disparata abbiamo con noi! Pianoforti, macchine da scrivere, biciclette, balle di cotone a fiorami vivacissimi per le belle dei coloni, tre casse enormi, dove viaggia, diviso in tre parti, una statua gigantesca di San Francesco Saverio, omaggio del vescovo di Bombay a non so quale convento portoghese, e un’infinità di sacchi pieni di cocci: cocci di stoviglie raccattati in tutti gli spazzaturai occidentali, frantumi a colori vivi, ricercati dai musaicisti goanesi che ne fanno pavimenti a disegni complicati, di bellissimo effetto.
Ho avuta una gradita sorpresa. In cucina, tra un casco di banani e una latta di conserve, ho trovato un libro: Os Lisiades, le Lusiadi, il poema immortale di Camoens: un’edizione arcaica sucidissima, con in calce la real alvaira: la licenza dei superiori. Non conosco il portoghese e non mi giova ad avvicinarmi il poco spagnuolo che so, ma i versi sono così armoniosi, così perfette le rime che alla fine d’ogni strofe capisco esattamente ciò