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34 le torri del silenzio

la divinità stessa, come per il cristiano l’Ostia Consacrata. Rifuggono dunque dall’abbandonare il cadavere al rogo, come fanno gli Indù, per non offendere con la putredine la divinità; rifuggono dall’inumazione, perchè l’Avesta, il loro testo sacro, proibisce di lasciare alla decomposizione lenta della terra quel corpo, che fu l’agente di un’anima. Gli avvoltoi, gli uccelli sacri per rito millenario, sono forse i più adatti ad annientare la misera sostanza morta e a ritornarla nel ciclo vitale....

Ecco il corteo. Forse venti persone, interamente vestite di bianco, con la testa, il volto velati di veli candidi. Quattro portatori recano il cadavere resupino, coperto da un sudario leggiero, sotto il quale traspaiono le spalle aguzze, il profilo fine, le gambe scarne. I seguaci si tengono uniti a due a due con un fazzoletto attorto: il crati funerario, emblema di alleanza nella sventura. Il quadro è molto semplice e molto grandioso, quasi non triste; ricorda certe teorie cimiteriali sculpite nel marmo. Al primo ponte tutto il corteo si arresta, come per intesa, e solo qualche figura bianca