nelle oleografie: danze di bajadere, templi colossali, ciurmerie di fakiri; e guai per chi soffre la ripugnanza dei luoghi comuni, o la nostalgia delle cose inedite; qui il letterato è esposto di continuo al rammarico acuto, al dispetto indefinibile che si prova quando la realtà imita la letteratura; non c’è altra salvezza che uscire dall’albergo senza guida e senza amici, perdersi nella vasta metropoli luminosa dagli edifici a ogive, a terrazze, a verande, a scalee, coronate di fiori e di palme; edifici di uno stile gotico inglese, illeggiadrito dalle esigenze del clima, immuni dal lercio stile liberty che appesta le metropoli europee; edifici che appaiono come tanti castelli della Bella Addormentata e sono invece il Demanio, l’Archivio, il Lazzaretto, il Tribunale, la Posta, ecc. E allora si trova il nuovo nelle piccole cose della strada: il cipay, che si mette sull’attenti se lo richiedete di un’informazione, e ha gli occhi dipinti di azzurro, prolungati sino alle tempia, contro i malefizi degli sconosciuti; lo chauffeur, che porta sotto la visiera di celluloide, disegnato in rosso vivo, il tridente di Wisnu; un tram zeppo di passeg-