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il vivajo del buon dio | 255 |
nosciuto l’uomo che non uccide — attraversano ad uno ad uno la stanza, escono silenziosi.
Tutti gli animali hanno in India una incredibile familiarità con l’uomo. I passeri, le tortore, gli scoiattoli striati invadono i cortili e i giardini, scendono a prendere le bricie quasi dalle vostre mani, pieni di una francescana fiducia: ma nei corvi e nelle scimmie la famigliarità è fatta di tracotanza insolente, di calcolo ingordo; certo pensano che Bombay e Calcutta siano state edificate per loro e che l’uomo sia un bipede intruso, da tollerarsi con palese rancore. E l’uomo, a sua volta, tollera i corvi delle immense capitali; essi mondano le vie da ogni sozzura prima che questa si decomponga nel sole ardente, lacerando, inghiottendo tutto, anche la carta fracida, i cenci logori, i frantumi di vetro. Dopo qualche giorno diventano simpatici: offrono all’osservatore scene impagabili, strani motivi di psicologia animalesca. Certo nessun uccello è più scaltro; basta osservarne l’atteggiamento vario di fronte alle varie persone. Verso sera, quando il thè delle cinque anima di veli e di