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il vivajo del buon dio 253

ma sottolinea il silenzio; inno alla putredine, dove prorompe la gamma di tutte le r, dove l’orecchio sembra discernere tutte le parole non liete: Ricordati! Ricordati! Morire! Morte! Morirai!

— Sì! Lo sappiamo anche troppo, bestie dannate! E intanto si dorma....

Il sonno viene quasi subito, ma quasi subito ci sveglia una strano romore. E allora, attraverso le ciglia socchiuse, si assiste a questo curioso spettacolo: un corvo scosta la stuoia pendula della grande finestra, sosta sul davanzale, esplora la stanza tranquilla, balza leggiero sul pavimento; un altro ripete il gesto, un altro ancora. Quattro, cinque messeri saltellano cauti sull’impiantito. Sono corvi (corvus splendens?) più piccoli dei nostri, snelli, nerazzurri, con una penna bianca nell’ala estrema, così buffi di forme e di movenze! Saltellano, avanzano in fila, cauti, l’uno proteso in avanti, l’altro eretto verticale, in vedetta, l’altro claudicando, sbilenco, simili veramente alle caricature della favola, degni eroi di Esopo e di La Fontaine. Nelle cucine, nei magazzini, i corvi entrano per ingordigia, ma in queste stanze