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246 | il fiume dei roghi |
defunto senza il suo volto, il suo sorriso, la sua voce. La nostra religione (con un dogma tra i più medievali e puerili, è vero, ma che mi piace non discutere), soddisfa questa nostra illusione promettendoci la resurrezione della carne.
Come costoro sono lontani da noi! Prima di nascere, prima di morire si sono già detto addio. Si sono rassegnati serenamente, dai tempi dell’origine ariana, a questa disperata certezza «Nulla è; tutto diviene». L’io ed il non io sono il frutto d’una mera illusione terrestre». Perchè se così non fosse sarebbe mostruosa, rivoltante la calma di questa giovane madre che compone tra le braccia del fanciullo il piccolo elefante d’ebano, il mulino minuscolo, un rotolo di carte: preghiere forse, o forse quaderni di scolaretto diligente! e tutto questo fa senza una lacrima, senza che una fibra del suo volto abbia un sussulto! Certo costei è una bramina compiuta, migliore assai di quell’altra madre, quella Marayana citata nei sacri testi che si strappava le chiome, ululando sul cadavere del suo unico figlio. E i yogi — si racconta — cercavano invano di richiamarla alla verità, di strap-