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l'olocausto di cawnepore | 227 |
ler, Miss Kraty, tutte le fiere donne d’Inghilterra, le mogli, le sorelle, le figlie dei dominatori, quelle dinanzi alle quali i nativi parlavano a mani congiunte, languirono per venti giorni — venti secoli, venti età! — annichilite, inebetite dall’onta e dallo spavento, in attesa dell’aiuto che doveva giungere, ohimè — troppo tardi.
La grande colonna Inglese, comandata dal generale Haweloch s’avanzava da Calcutta verso Cawnepore, batteva i ribelli più volte, guadava il Bari-Naddu. Nana Sahib si vide perduto, si vide costretto a fuggire con tutti i ribelli, costretto a lasciare al nemico l’ostaggio delicato. No! Il nemico doveva trovare un carname! Fu dato l’ordine della carneficina immediata. I sepoys esitavano. Pietà, forse; forse viltà; poichè basta lo sguardo d’una donna inglese per far abbassare lo sguardo di cento nativi. I bruti uccisero senza fissare le vittime, uccisero a fucilate, attraverso le grate delle finestre, uccisero a colpi d’accetta, uccisero sfracellando i cranii infantili contro gli alberi del cortile, come si fa pei botoli malnati o bastardi. In mezz’ora la carneficina era compiuta. Morti, se-