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222 l'olocausto di cawnepore

una cerchia infrangibile. La città è in festa, nella bellissima notte tropicale. Le bionde ladies possono sfoggiare le loro spalle e i loro gioielli, gli ufficiali alternare le divise vermiglie alle immense crinoline di seta, nelle graziose volute delle contraddanze e dei lancieri. Li protegge il Marhaja generoso, li tutela dall’alto, in effige, la graziosa sovrana ventenne, biondo-cerula sotto la corona dove scintilla la gemma unica al mondo.

God save the Queen...: ma come si prolungan le salve dei cannoni e delle moschetterie: come s’innalza di lungi il clamore della folla — senza dubbio festante. — Il frastuono copre quasi la musica e le risa degli invitati. Ed ecco che Sir Hugh Wheeler fa un cenno e nel silenzio generale s’avanza nella gran sala e parla. La sua voce è come quella del capitano che annuncia all’equipaggio inconsapevole il naufragio imminente:

— Siamo perduti, — s’odono grida femminili, — siamo perduti, se c’è fra noi chi non sappia dominarsi. Tutti al Forte William. C’è mezz’ora di tempo. Gli ufficiali accompagneranno le signore ai rispettivi