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218 | l'olocausto di cawnepore |
role disegnate da un highlander innominato sul cubo di granito. Il soldato era certo tra quelli che ebbero il còmpito tremendo — più tremendo che affrontare il nemico — di entrare nella casa della strage, di restaurare le pareti crollanti, di raccogliere i resti, di detergere il sangue «che saliva sino alle caviglie». Sopra un macigno sconnesso, dove il sangue aggrumato — sangue di bimbi biondi, di donne bionde! — offriva una pagina rossa, il soldato aveva disegnato, con la punta della spada, a grandi lettere accurate, le parole tragiche.
Remember Cawnepore! Nessuno ha dimenticato, ma certo l’umile soldato non immaginava che il cubo fosse più tardi rimosso e la sua iscrizione, tutelata dal cristallo, figurasse oggi nelle cripte del Fatal Well: il pozzo fatale. Il sangue ha preso col tempo una tinta di fuliggine, dove le due parole spiccano più chiare; e certo esse mi dànno un brivido d’orrore, mi rievocano i giorni famosi assai più delle grandi lastre di marmo nero dove sono incisi in oro i nomi e le date delle varie campagne.