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giaipur: città della favola 213

linee indiane: chioschi a guglia, cupole tre volte panciute, ponticelli di marmo traforato come trina che cavalcano stagni quasi asciutti dove intristiscono le ultime ninfee e gli ultimi papiri. Visitiamo il Palazzo Reale — la parte accessibile al forestiero — ed anche qui è l'anacromismo orientale e occidentale: sale parate di damasco europeo, sovrapporte settecentesche con episodi ellenici e pastorali, pendoli Robert, fiori sotto campana, alte finestre e telaietti; e si passa da questi appartamenti in corridoi dalle finestre ad ogiva moresca, a verande di marmo lavorato a stalattiti, a sale non arredate che di tappeti e di cuscini orientali, dalle pareti candide non decorate che dì affreschi effigianti le incarnazioni di Brama. Si sale dall’uno all’altro piano di questi appartamenti di sogno in placidi ascensori elettrici costrutti a Manchester, mentre, per compenso, ci attende in giardino un elefante messo a nostra disposizione dal gran Cerimoniere della Maraja assente. Visitiamo i giardini vastissimi, ma dalla magra vegetazione senz’ombra. Sugli spalti della città, a grandi aranci dalle foglie accar-