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194 | fachiri e ciurmadori |
nel prodigio, l’ansia dell’esperimento, la delusione del primo insuccesso, la meraviglia paurosa per la prima gemma, la gioia del trionfo!
Ma ecco i due s’altercano, s’ingiuriano con ira crescente. Credo in un litigio autentico. E non è che il preludio d’un altro gioco. I due tentano di strapparsi di mano un sacco cencioso, finchè l’uno riesce ad imprigionare l’altro con un rapido gesto traditore, e ve lo lega solidamente. Allora comincia la mimica della gioia crudele, la danza feroce sul povero prigioniero che s’agita e geme. L’avversario non pago prende un randello a clava e percuote l’involto fino ad appiattirlo, fino a farlo aderire vuoto e floscio sul terreno. Allora il forsennato slega, esplora il sacco. E comincia il monologo del dolore, del rimorso disperato, finchè la folla si fende e si vede ritornare lo scomparso, sano e salvo, non si sa come, non si sa di dove. Sorpresa, riconciliazione, abbracci fraterni e lacrime vere, abbondanti che brillano sulle labbra nere, quando i due girano intorno, invitandoci in corretto inglese all’offerta generosa.