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Agra, 30 gennaio.

Ci riposiamo dei giorni trascorsi, troppo intensi di emozioni estetiche, in curiosità più comuni. Visitiamo una fabbrica di tappeti. Belli i tappeti e singolarissimo il modo di fabbricarli. Una trentina d’operai, quasi tutti giovinetti, seminudi, stanno seduti al telaio, nell’afa di una lunga tettoia. E ad ogni operaio corrisponde un filo, una tinta della trama complicatissima. Il direttore, seduto su un alto scanno, all’estremità dei telai, tiene sottocchio lo schema riassuntivo del lavoro con i numeri corrispondenti ai vari tessitori e li canta in note diverse; e al numero corrisponde il gesto del piccolo operaio che ripete la nota, con una voce prolungata d’intesa. Il lavoro prosegue così su di una nenia regolare e varia, non priva di una certa dolcezza musicale. Il direttore sembra dirigere un’orchestra di tinte delicatissime. Ed è veramente la sinfonia dei colori,