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l'impero dei gran mogol | 169 |
sarebbe tetro se non fosse di marmo candido. Grosse colonne quadre reggono il soffitto a cubi sovrapposti, e tutto è a blocchi monolitici, in uno stile incerto alla mia ignoranza, uno stile che ricorda le costruzioni egizie più antiche, o assire, o etrusche, o fenicie, quando tutte le architetture neonate si somigliavano un poco. Riceviamo luce da una porta triangolare e da quattro finestre triangolari, quali non avevo sognate mai, e poichè siamo nell’ombra e fuori è la vampa del meriggio tropicale i cinque triangoli si disegnano rossi come le aperture d’una fornace immane. E nella brace dei cinque triangoli si profilano figure di leggenda: aridi palmizi lontani, l’ogiva nitida della porta d’Aladino, una trina candida vicinissima: il balaustro di una moschea, il nostro elefante meditabondo, rigido sulle quattro zampe a colonna, immobile come i suoi fratelli di pietra....
Ora di sogno. Ristoro e sollievo della frescura e della penombra, piacere indefinibile di sedere con gli amici, in cerchio, al pasto singolare, voluttà un poco sacrilega di avere a compagne queste due pro-