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168 | l'impero dei gran mogol |
archeologi, periti, architetti che prendono modelli e misure. L’Inghilterra s’accinge ad un’opera colossale: dissodare l’ossario delle città morte, restaurare le ruine, ordinarle decorosamente alla luce del sole. Opera degna, ma che non so quanto possa giovare alla poesia di queste memorie.... Certo ringrazio il cielo di visitarle oggi, nel loro abbandono desolato.
È l’ora torrida. Ed è anche l’ora del pasto. Le nostre compagne «qui ont soupé des ruines» ci ricordano che abbiamo le provvigioni con noi. Cosa provvidenziale perchè l’unica bettola nella Porta di Aladino ha un odore di concia che rivolta lo stomaco. Vi comperiamo soltanto un ananasso e uva moscata enorme, freschissima, giunta dai monti del Kabul in certe scatole fatte d’immense foglie coriacee cucite con lunghi fili di gramigna. Una delizia che disseta e consola sotto questo cielo di fiamma. E seguiti dai boys e dal cornac si cerca il rifugio meridiano; non si ha che l’imbarazzo della scelta regale: una moschea, un atrio moresco, una reggia pali, un tempio giaina. Scendiamo in un ipogeo conosciuto dai boys: un rifugio d’ombra e di frescura, che