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circondata di alti palmizi, alternati alle aste della luce elettrica e del telegrafo, buffi ed assurdi quest’automobile e noi che sostiamo su questo pendio come dinanzi ad un aereodromo, a un ippodromo occidentale...» Tra l’incomprensibile passato e l’impossibile avvenire egli vacilla in un’ondulazione inconsistente — che è il ritmo lirico di queste sue prose — come uno che vada innanzi, su una passerella tarlata, certo in cuor suo che da un istante all’altro cadrà nell’abisso.

Poi tornò in Italia. E vennero i giorni di questa immensa rappresentazione storica. Bisognava credere nella realtà della storia, o sparire. Ma egli, Gozzano, già da tanto tempo amava le farfalle, il simbolico animale della rinunzia nel fuoco trasfiguratore. Già da tanto tempo aveva detto addio alle donne, agli amici, alle immagini care. Partì silenzioso — per un viaggio più lungo — verso il mitico buio Occidente, questa volta, ove tramonta il desiderio.