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152 | l'impero dei gran mogol |
cocco ed il banano, svelti compagni delle pagode, appaiono il palmizio rigido, il cipresso cimiteriale, compagni delle moschee e dei minareti.
Si viaggia da due giorni in queste ferrovie che chiudono in una rete fitta tutto l’Impero immenso, e che gareggiano con quelle americane in velocità vertiginosa. Ma il paesaggio, per giorni e giorni, resta invariato. L’immensa pianura fulva (il rosso della terra e il gracidìo dei corvi sono la nota visiva e auditiva di queste contrade) che durante la stagione delle pioggie rinverdisce in campi di riso e di miglio, è tutta riarsa in questi mesi di siccità. Le palme-palmira, gracilissime, s’innalzano nell’azzurro del cielo come caricature di palmizi, nibbi ed avvoltoi si librano nell’infinito abbagliante: all’orizzonte, sulla zona sanguigna, passano, come ombre cinesi, mandre velocissime di gazzelle. Fiancheggiano la linea grandi cacti a candelabro, tinti in rosso da una parte, dalla polvere sollevata dal vento della steppa, e alla sommità d’ogni fusto è appollaiato un avvoltoio meditabondo che al rombo del treno appena si degna di protendere il ca-