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le caste infrangibili 127

ste si dividono e suddividono all’infinito. Il viaggiatore europeo vede il suo fedelissimo boy fermarsi sulla soglia d’un rivenditore di libri antichi, quasi impedito da una parete invisibile: «Il bookseller è di casta nakari: io sono kardy, non posso entrare.... Dovrei pagare dieci rupie al priest per rientrare nella mia casta...». E siete costretto ad attraversare, solo, il cortile e la piazza con dieci chili di libri e il vostro servo costernato non può venirvi in aiuto prima del limite prefisso. Ogni servo, poi, è specializzato in una sola occupazione casalinga: quella permessa dalla sua casta: le altre incombenze sono immonde; di qui la necessità di una servitù dieci volte numerosa e di salari — mal per loro — dieci volte ridotti. La vita d’un indiano è preoccupata, per quattro quinti, dalla paura di «macchiarsi», di «uscire di casta». E questo fanatismo è inestirpabile, sopravvive anche alla conversione religiosa. Mi raccontava un missionario anglicano di ottimi fedeli che si rifiutano di mangiare o di bere con il prete che li ha convertiti. Più buffo è il caso dei nobili soldati Nair che alle prese con prigionieri di