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Madras, gennaio.
«Prima l’Egitto, poi l’Arabia, poi l’India tutta: l’islamismo insorto sarà la miccia più sicura attraverso la potenza britanna». Nelle sfere politiche inglesi si pensa seriamente all’Egitto, ma si deve sorridere non poco sul possibile pericolo indiano. I maomettani dell’India ignorano la Turchia; il loro stesso islamismo è travisato dai secoli e dall’ambiente; la loro patria lontana è l’Inghilterra: Londra — e non Costantinopoli — è la capitale dei loro sogni e delle loro ambizioni.
Percorrete tutta l’India vasta, dalle nevi di Simla alle foreste di Colombo, interrogate un nativo qualunque: maomettano, bramino, parsi, buddista, di qualunque casta e di qualunque cultura: il facchino che vi porta i bagagli, l’albergatore che vi ospita, il filosofo incontrato nei musei, interro-