|
la danza d’una “devadasis„ |
111 |
costume singolarissimo, formato di sete, di velluti, di tulli sovrapposti, che lasciano ignude le spalle e le braccia; ma dalle spalle alla gola, dalle spalle alle mani è uno scintillìo d’oro e di gemme, oro e gemme autentici, poichè così è prescritto dalla regola monastica, tutto un tesoro che tremola e corrusca sulla fine epidermide bruna: oro giallo del Coromandel, perle di Manaar, rubini, smeraldi, zaffiri di Ceylon; e dalle stoffe, dall’oro, dalle gemme emergono ignudi soltanto la maschera del volto, le mani, i piedi perfetti. Il volto! Non ho più potuto distoglierne lo sguardo. In una razza dove tutti: uomini, donne, vecchi, bambini, sembrano scelti da una giuria artistica, passati e corretti in un istituto di bellezza, si può comprendere a quale prodigio d’armonia impeccabile giunga una bajadera, un esemplare che è il prodotto d’una selezione millenaria. E quel volto sarebbe in verità troppo bello, troppo grandi gli occhi, piccola la bocca, regolare il profilo, troppo simile a certe miniature indiane che credevo di maniera, se la maschera perfetta non fosse agitata, scomposta dai sentimenti dell’anima in