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108 la danza d’una “devadasis„

cetterebbe da noi un bicchier d’acqua e collocherà certo in disparte, per altri europei, i calici dove abbiamo bevuto. Davvero non credevo di trovare l’India così intatta. Fuori delle grandi metropoli è Brama dovunque, Brama che domina come duemila, come quattromila anni or sono. Il padrone di casa, un indu sulla cinquantina, ci viene incontro seguito dal figlio, s’inchinano entrambi con le due mani alla fronte. Non sono vestiti che di un panio alle reni, ma traspare da tutta la persona ignuda una nobiltà che impone assai più dell’irreprensibile sparato degli alti funzionari europei. S’informano benevolmente sui casi nostri, non disdegnano qualche cortese parola inglese, sorridono, mostrando i denti abbaglianti fra le labbra rosse, le barbe bidivise e ricurve, ma gli occhi magnifici sono assenti, freddi, impenetrabili. Il figlio ci offre alcuni fogli stampati in caratteri industani, dove con gentile previdenza è stata.... dattilografata a tergo la traduzione del programma sacro.

Un servo ci versa l’essenza di rose sulle mani e sugli abiti, da certe lunghe am-