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la danza d’una “devadasis„ 103

sacri indiani, cullano i suoi primi sonni; i suoi primi passi si muovono istintivamente ad un ritmo di danza, le sue prime parole ad un ritmo di canto e di poesia, i begli occhi tenebrosi si sono appena schiusi alla luce e riflettono per immagini prime la favolosa architettura del recinto sacro, gli Dei, gli eroi, i mostri di pietra e di metallo, la madre, le sorelle officianti e danzanti nelle cerimonie e nei cortei. Prigioniera nel tempio fino a quindici anni, essa limita l’orizzonte dell’universo tra lo stagno dei coccodrilli sacri e l’alte mura vigilate dagli elefanti di pietra. La sua carne, la sua anima s’accrescono esclusivamente di religiosità. Essa è nata e vive nella favola mistica. Tutta la sua educazione è intesa a fare di lei la viva scultura del tempio.

Il fiore della sua bellezza, appena pubere, può, deve anzi, essere raccolto da un protettore di stirpe nobile, un nabab che sarà legato a lei, ufficialmente, con un vincolo sacro e indissolubile. Costui deve dotare la bajadera di un patrimonio cospicuo, riconoscerla, beneficarla nell’eredità, subito dopo la moglie e prima dei figli,