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86 da ceylon a madura

lano elefanti, amuleti, idoletti secondo il modello immutabile nei millennii; un cieco ha intagliato sulla zanna intera di un elefante tutta la leggenda di Rama; e gli episodi si svolgono a spirale, in gruppi non privi di vivezza e di grazia, con un’arte che ricorda i nostri primitivi.

Lasciamo Tuticorin per Madura. Ed eccoci ancora in queste ferrovie indiane che hanno un fascino esotico indefinibile; grandi carrozzoni quasi quadri, a doppio tetto spiovente, dove la raffinatezza inglese stride con l’esotismo dei panka che pendono come immensi ventagli, alternati ai ventilatori elettrici, con le iscrizioni delle targhe, delle réclames in inglese, tamilo, arabo, cingalese, con i fiori strani delle mense del dininge-car, gli strani servi in camice bianco, scalzi e silenziosi e pure imponenti come sultani. Si viaggia verso Madura, «il cuore di Brama», chè così gli indigeni chiamano tutta questa parte meridionale dell’Industan formata dai tre stati di Travancore, Madura, Tanjore, dove il bramanesimo è intatto, immune dall’islamismo che ha dilagato nel Nord e nel centro dell’India e dal buddismo che im-