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76 | un natale a ceylon |
sugli atlanti, dopo un anno d’avventure su velieri mal fidi, circumnavigando l’Africa e l’India....
Patrick e Matthew vengono e vanno silenziosi, vigilando ogni mio gesto con quello zelo devoto che è la grande virtù dei servi indiani e la meraviglia di tutti i viaggiatori. Matthew ha posto in mezzo al tavolo, dentro una latta per conserve, un fascio enorme d’orchidee, raccolte nella gita di stamane, e un piatto di manghi enormi. Mi sono avvezzo agli strani frutti che si spaccano offrendo una polpa gelida, mantecata come un sorbetto, odorosa di muschio e di creosoto; strani frutti che si direbbero preparati da un confettiere, da un profumiere e da un farmacista. E da un orefice si direbbero ideate le orchidee che ho dinanzi; petali di lacca policrona, polverizzata di mica, gole fantastiche e sogghignanti di draghi nipponici, petali gibbuti, cornuti, panciuti, nell’interno iridescenti come le tinte intravviste nei toraci aperti delle bestie macellate; il fascino dà l’incubo della peste e del malefizio, e nell’afa pomeridiana emana un odore fetido insostenibile. Faccio allontanare il mazzo