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un natale a ceylon 75

lare dagli occhi rossi come rubini, dalla lingua bifida dardeggiante, gira intorno, su sè stessa, vigilando l’uomo, pronta alle difese.

Ma l’uomo lo lascia e il rettile si snoda, s’allunga, dispare nel folto; sia grazie anche a lui in questo giorno di Natività....

A tavola, solo. La saletta mi dà qualche illusione d’Europa, illusione che accresce, non mitiga la mia nostalgia. È singolare il contrasto fra la lindezza tropicale, le pareti bianche di calce, traforate a mezzo, fino al soffitto, e la pesantezza presuntuosa e vetusta dello scarso arredo che ricorda le sale d’aspetto di certi dottori o di certi curati: quattro sedie in giunco, un divano esalante da troppe ferite l’anima di stoppa, una mensola Impero con sopra un pendolo Robert di qualche pregio, uno scaffale con una Bibbia enorme, alle pareti un’oleografia moderna dei Reali d’Inghilterra e due incisioni antiche: Amsterdam del secolo XVII; cose tolte a qualche vecchio bungalow e giunte a Ceylon al tempo della dominazione olandese, quando i mercanti fiamminghi giungevano all’isola favolosa, non anco ben definita