Pagina:Gozzano - La via del rifugio, 1907.djvu/44


— 36 —


Sotto il prodigio nero di quella chioma unica,
vestita di una tunica molle, di foggia «impero»,

Marta teneva gli occhi assorti ed un pugnale
fra mano, e non so quale volume sui ginocchi. 20

Tagliava, china in non so che taciturna indagine,
lentamente le pagine del gran volume intonso.

«La mezzanotte, Marta...» Non mi rispose, udivo
soltanto il ritmo vivo del ferro nella carta. 24

La taciturna amica con quel volume austero
m’apparve nel mistero d’una sibilla antica.

«Se le dicessi? Sa ella, forse, il responso,
forse nel libro intonso legge la Verità!» 28

E a quella donna, avezza a me come a un fratello
buono, mi parve bello dire la mia tristezza.

«Ah! Se potessi amare! — Vi giuro, non ho amato
ancora: il mio passato è di menzogne amare. 32

— Mi piacquero leggiadre bocche, ma non ho pianto
mai, mai per altro pianto che il pianto di mia Madre.

Come una sorte trista è sul mio cuore, immagine
(se vi piace l’immagine un poco secentista) 36

d’un misterioso scrigno d’ogni tesoro grave,
me ne gittò la chiave l’artefice maligno,

l’artefice maligno, in chi sa quali abissi...
Marta, se rinvenissi la chiave dello scrigno! 40