Tramonta il giorno. Un vespero d’oblio
riconsola quest’anima bambina;
giunge un riso, laggiù dalla cucina
e il ritmo eguale dell’acciottolio. 52
In che cortile si lavora il grano?
Sul rombo cupo della trebbiatrice
s’innalza un canto giovine che dice:
anche il buon pane — senza sogni — è vano! 56
Poi tace il grano e la canzone. I greggi
dormono al chiuso. Nella sera pura
indugia il sole: «Or fammi un po’ lettura:
te beato che sai leggere! Leggi!» 60
Me beato! Ah! Vorrei ben non sapere
leggere, o Vecchio, le parole d’altri!
Berrei, inconscio di sapori scaltri,
un puro vino dentro il mio bicchiere. 64
E la gioia del canto a me randagio
scintillerebbe come ti scintilla
nella profondità della pupilla
il buon sorriso immune dal contagio. 68
Gli leggo le notizie del giornale:
i casi della guerra non mai sazia
e l’orrore dei popoli che strazia
la gran necessità di farsi male. 72
Ripensa i giorni dell’armata Sarda,
la guerra di Crimea, egli che seppe
la tristezza ai confini delle steppe
e l’assedio nemico che s’attarda. 76