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78 | l'altare del passato |
ciammo a girare tenendoci per le mani, congiungendo i piedi a poco a poco, facendo delle nostre due persone un arcolaio vertiginoso.
— Viva la Francia!
— Vive l’Italie!
Il chef-station ci divise, ci calmò prendendoci alle spalle, forzandoci con dolce violenza a risalire in treno, ma io non risalii senza doppia garanzia di vigilanza e previo avviso telegrafico a tutta la linea fino a Bombay.
E furono venti giorni di viaggio delizioso con quel parigino sempre gaio.
Ma a Bombay — dovevamo lasciarci quel giorno e imbarcarci per le rispettive patrie su diversi piroscafi — lo vidi impallidire improvvisamente con una lettera che gli tremava, gli garriva, tra le dita convulse.
— Ah! les malheureux!
— Ebbene?
— Mes cousins....
— Ebbene!
— ....precipitati dal monoplano di Guastin:.... mio zio.... impazzito.... nessuna speranza!
Allibbii. Riudii i tre nomi, rividi l’antro buio dei vampiri e il brahamino dal petto canuto e la Dea sogghignante di tra le sbarre al riverbero del braciere sanguigno.
Confortai l’amico, l’accompagnai sul battello