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50 l'altare del passato


— Che cosa vuoi che m’importi della pensione? Voi gente venale non pensate che a questo!

— Non s’offenda, signora, mi tolga di pena.

— La pensione? ebbene ho rinunciato alla pensione.

— Per cinquecentomila?

— Per trecentomila.

— Vergine Santa! Ma lei sa che non bastano nemmeno a riscattare la villa di Vienna!

— Per me il denaro non conta. — E la Baronessa cominciò a singhiozzare forte, china sulla proda del letto. — Tu non puoi capire! C’è l’onore prima di tutto, il puntiglio d’onore, per una donna come me! Sono bandita, capisci, bandita! Io: Palmira Zacchi, Baronessa Altari, bandita come una sgualdrina!

— Ma non capisco! Mi parli, mi dica.

— Sì, sì! Me l’han fatto firmare di mio pugno! Bandita per sempre, tempo tre mesi.

— Ma in tre mesi non potrà assestare le cose di Vienna! Dovrà vendere la Villa per un tozzo di pane; la strozzeranno!

— Mi strozzeranno, dici bene, m’hanno rovinata, m’hanno finita!

Serva e padrona vociferavano, singhiozzavano senza più ricordarsi di me, che vegliavo. E il mio terrore crebbe a tal segno che balzai sul letto, invocando aiuto.