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I sandali della Diva | 43 |
vedevo per la prima volta, Londra, Parigi, le cascate del Niagara, la Nieva gelata coi pattinatori, le Piramidi coi cammelli e coi beduini.
— E tu ci sei stata proprio dentro, alle Piramidi?
— Sicuro.
— E i mori non t’han fatto niente?
— Niente, ero con il loro Re.
— Il Faraone?
— No, quello d’adesso, che si chiama il Kedivè.
— E questo gran teatro?
— È il teatro Palmira, di Vienna, che porta il mio nome.
— Ma perchè?
— Perchè così ha voluto l’Imperatore.
— E tu hai ballato davanti a lui?
— Sicuro.
— E ti ha parlato?
— Sicuro. Sono stata anche a tavola con lui.
— Oh! e non avevi vergogna?
— Ma nessuna vergogna, piccolo mio!
Palmira Zacchi rideva. Ma il più delle volte mi parlava seria, come ad un ometto, dandomi ragguagli minuti su tutto e su tutti; e a me piaceva quel tono di considerazione da eguale a eguale.
Rispondeva diffusamente ad ogni mio perchè,