Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
I sandali della Diva | 39 |
rone Altari, nobile Canavesano, scudiere di S. M. il Re Vittorio; come gran parte delle ballerine d’alto rango aveva coronata la sua vita di falena spensierata e vagabonda con un blasone autentico. Il che le faceva indulgente tutto il paese e tolleranti tutte le signore. Il Barone era morto due anni dopo, in condizioni finanziarie non liete; lasciando alla vedova non altro che una villa attigua alla nostra, una villa di gusto atroce: stile anglo-svizzero-cinese, con i nani in terracotta sui balaustri del giardino e i moretti reggenti i lampadari lungo lo scalone di marmo. La Palmira Zacchi trascorreva la sua vedovanza e scendeva qualche volta da noi. La ricordo nel nostro giardino in certe sere d’estate, seduta accanto a mia madre che a me sembrava divinamente giovane, quasi una bimba minuscola accanto a quella donna alta e possente, in gramaglie, dal volto aspro, con sotto il mento (sono mie impressioni d’allora) una pelle che tremava nel parlare come quella delle testuggini; e ricordo nitidamente qualche intera sua frase, e quella sua voce buona e dolente, mista di nativo milanese, e quel sorriso che le increspava il volto di rughe e le scopriva i denti troppo belli....
— Signora, lei è giovane; mi creda, non c’è ferita che il tempo non risani....