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Garibaldina 35

simo fatto scudo. E fu nel fargli scudo che mi presi questa graffiatura.

E Cesarino scoperse il petto sopra una larga cicatrice obliqua.

— Fui dieci giorni in un fienile tra la vita e la morte: e avevo a vegliarmi una vecchia quasi scema.... Penso oggi, con rimpianto, che quella vecchia avrebbe potuto esser lei.

— Sono giunta troppo tardi, — sospirai, ad arte, — sono giunta troppo tardi, signor Cesarino.

— Troppo tardi per la gloria, ma non per l’altra cosa.

— Quale cosa?

— La cosa che penso, — mormorò fiocamente il malato. E non parlò più. E chiuse gli occhi. Ma quando gli posai il ghiaccio sulla fronte ardente, mi baciò la mano ancora una volta. E non mi disse più d’avermi presa per sua sorella.

E così, sei mesi dopo, sposavo l’uomo che fu per quasi quarant’anni il compagno della mia vita.

— Ed è stata felice?

— La domanda è indiscreta. Ma le mie con-