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Garibaldina | 31 |
strano odore di bruciaticcio, acre e soffocante che mozzava il respiro. In questa sala poi, l’aria si faceva irrespirabile e velata:
— Dev’essere preso fuoco ad un camino; questa è fuliggine che brucia, — diceva mio zio, ansimando più che mai.
— Sono quelli di sopra, — sosteneva la cuoca, — quel dannato di figliuolo dorme precisamente qui sopra. Chi può dire che cosa stia macchinando? Giurerei che prepara la polvere per far saltare in aria la cristianità.
Furono chiamati manovali competenti, fu visitata accuratamente tutta la casa nostra, la casa dei “dannati„ che protestavano, allarmati essi pure. Ma la causa dello strano fenomeno non si trovava. Fu persin necessario un abboccamento tra mio zio e il vecchio di sopra, per la questione d’un camino in comune.
— Sembra un uomo dabbene, nessuno lo direbbe il padre di quell’anticristo.
E mio zio tossiva, tossiva e tossivo anch’io; e l’aria in questa sala si faceva sempre più irrespirabile.
Ed una notte l’incredibile catastrofe avvenne.
Fu nel buio e nel silenzio un fragore, un rombo che scosse la casa dalle fondamenta. E tutti ci trovammo in piedi, in camicia, nell’oscurità: io, lo zio, la cuoca, urlando impazziti.